Convocazione Manifestazione Nazionale contro la violenza maschile sulle donne

 

In seguito all’assemblea del 27/10/2007 a Roma ..la convocazione è definitiva!

CONVOCAZIONE
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
CONTRO LA VIOLENZA
MASCHILE SULLE DONNE

L’assemblea di singole donne e di realtà associative femminili,
femministe e lesbiche, provenienti da tutta Italia, che si sono riunite
in assemblea pubblica domenica 21 ottobre a Roma
presso la Casa Internazionale delle Donne
sulla base dell’appello diffuso dal sito
In occasione della
Giornata Internazionale
contro la violenza sulle Donne
convoca una
MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA
24 NOVEMBRE 2007 – ORE 14

Le donne denunciano le continue violenze e gli assassini che avvengono in contesti familiari da parte di padri, fidanzati, mariti, ex e conoscenti.
E’ una storia senza fine che continua a passare come devianza di singoli, mentre la violenza contro le donne avviene principalmente all’interno del nucleo familiare dove si strutturano i rapporti di potere e di dipendenza.
Ricordiamo che l’aggressività maschile è stata riconosciuta (dati Onu) come la prima causa di morte e di invalidità permanente per le donne in tutto il mondo.
Il tema, soprattutto in Italia, continua a essere trattato dai mezzi di informazione come cronaca pura avallando la tesi che sia qualcosa di ineluttabile, mentre si tratta di un grave arretramento della relazione uomo donna.
La violenza contro le donne non deve essere ricondotta, come si sostiene da più parti, a un problema di sicurezza delle città o di ordine pubblico. La violenza maschile non conosce differenze di classe, etnia, cultura, religione, appartenenza politica.
Denunciamo la specifica violenza contro le lesbiche volta a imporre un modello unico eterosessuale.
Non vogliamo scorciatoie legislative e provvedimenti di stampo securitario e repressivo.
Senza un reale cambiamento culturale e politico che sconfigga una volta per tutte patriarcato e maschilismo non può esserci salto di civiltà.
Scendiamo in piazza e prendiamo la parola per affermare, come protagoniste, la libertà di decidere delle nostre vite nel pubblico e nel privato. Scendiamo in piazza per ribadire l’autodeterminazione e la forza delle nostre pratiche politiche.
controviolenzadonne.org

IMPORTANTE: [Il corteo previsto è di sole donne. Però non tutti i gruppi femministi sono separatisti e quindi ci si è accordate democraticamente che ogni gruppo deciderà autonomamente con quali pratiche tenere fuori gli uomini dal proprio spezzone. Se avete dubbi o volete esprimere un parere sul corteo separatista potete trovare una discussione già iniziata sul blog di controviolenza.org

 

 

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nella città della legalità uno stupro al giorno

La giunta di questa città ha posto come parola d’ordine della propria politica la legalità, che a sua volta diventa giustificazione per il raggiungimento di sicurezza e ordine pubblico.
Ma dove una donna ha maggior bisogno di sicurezza? Forse ci stiamo dimenticando che la maggior parte delle violenze sessuali su donne e bambini avvengono lontano da vicoli bui,lontano dal “degrado”, lontano dai deliri di onnipotenza delle forze dell’ordine di questa città. La maggior parte delle infami violenze sulla donna avviene nelle case, tra le mura domestiche, in silenzio, all’interno di quel focolare tanto difeso e sacralizzato. La maggior parte delle violenze sulle donne non viene denunciata perché a commetterle è un famigliare, un parente, un amico, una persona che si conosce.
Il vero massacro(perché di questo si tratta) avviene dentro e non fuori dalle case.
Riteniamo che la nostra sicurezza nelle strade, nelle piazze e nei quartieri non dipenda dalla forza e dalla brutalità della repressione. Strade e piazze vuote e “ordinate” ci rendono sole.
Non abbiamo bisogno di legalità per sentirci tranquille. Non abbiamo bisogno di ripulire la città dal “degrado” per sentirci più al sicuro.
Per questo il clima in questa città si fa sempre più insopportabile, anche per noi donne, come per tutti quei soggetti che da troppo tempo sono vittime di una repressione cieca e freddamente calcolata in luoghi di potere prettamente maschili. Non siamo un oggetto di piacere maschile e non vogliamo essere soggetti giustificanti della politica machista e repressiva che la giunta di questa città sta praticando.
Ci sembra inaccettabile restare mute davanti agli affronti che ci vengono fatti, oggi più che mai.
Siamo indignate e offese per i fatti avvenuti pochi giorni fa in zona universitaria, dove in poco meno di tre giorni ci sono stati 10 arresti di compagni che si opponevano ad un TSO(trattamento sanitario obbligatorio) e di altri che esprimevano la loro solidarietà attraverso una scritta su un muro. Siamo toccate in prima persona come donne, come femministe, perché la stessa brutalità che la giustizia ha avuto nell’accanirsi su chi ha il coraggio di dire “NO!”, diventa lasciva, annacquata e svanisce quando ci si trova di fronte a reati di violenza sessuale. Diventa allora lecito e giustificabile esprimere solidarietà con chi è accusato di stupro, diventa quotidiano diminuire le pene per chi è stupratore, diventa “normale” pensare che una donna che ha denunciato uno stupro in fondo era “una facile”.
Per questo ci schieriamo contro la politica bieca e viscida di questa giunta e contro la sua repressione
Per questo crediamo che, a volte, dove la giustizia non arriva, possono arrivare le donne.
 
FIGLIE FEMMINE
Collettivo Femminista Universitario Bologna
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Uno sguardo all’Ecofemminismo

Uno sguardo all’ecofemminismo 
 
 
In relazione
dall’Ecofemminismo all’etica dell’ambiente-
di Chiara Certomà
"ciò che sembra mancare in molta letteratura sull’etica ambientale […] è l’aperta ammissione che non possiamo neppure iniziare a parlare delle questioni morali finché non riconosciamo di provare un sentimento di cura per qualcosa"
(M. Kheel) (1)
(…)Attraverso l’analisi di uno scritto di Rosemary Radford Reuther cercherò di illustrare la prospettiva ecofemminista sul problema ecologico.
(…)Mi baserò sull’articolo della Reuther "What is Ecofeminism?" (3) e introdurrò, dove necessario altri brani di ecofemministe ed ecologisti. Comincerò col presentare le basi dell’Ecofemminismo e le sue motivazioni originarie, quindi passerò ad analizzare il rapporto "ispiratore" tra donne e natura e il cruciale momento di passaggio dalla Terra Mater alla Terra Nullius. A questo punto presenterò la visione della Crisi Ecologica contemporanea, le proposte dell’Ecofemmista ad analizzare gli aspetti, a mio giudizio, meno convincenti dell’Ecofemminismo (4). Per concludere dirò di alcune sue feconde innovazioni concettuali. 
UNO SGUARDO ALL’ECOFEMMINISMO
L’Ecofemminismo nasce negli anni ’60 negli Stati Uniti come giustapposizione degli obiettivi di due movimenti: quello di liberazione dell
a donna e quello ecologista. Il suo scopo è quello di proporre una connessione tra l’oppressione delle donne e quella della natura nella società occidentale basata sulla logica del dominio e dello sfruttamento. Secondo la Merchant (5) il modello ecologico e l’etica ad esso associata permettono un’interpretazione critica dell’avvento della scienza moderna che ha trasformato la terra da organismo a meccanismo, identificando donne e natura come forme inferiori di vita rispetto alla cultura, simbolicamente associata all’uomo.
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Il Vaticano marcia su Roma

Da Facciamo Breccia

498 franchisti beatificati
nell’anniversario della marcia su Roma

Domenica 28 ottobre 2007, anniversario della marcia su Roma, saranno beatificati in San Pietro 498 franchisti, tra appartenenti al clero e laici, saranno beatificati perché, secondo i prelati spagnoli, sono “martiri della Repubblica”. Sarà la più numerosa delle beatificazioni mai realizzate, è prevista una folla di fedeli (filofranchisti) dalla Spagna e il battage pubblicitario delle grandi occasioni sui media italiani.
La gerarchia vaticana con questa azione di massa entra violentemente nel dibattito politico spagnolo: il governo Zapatero sta per varare una legge sulla memoria che condanni il franchismo e la chiesa cattolica spagnola, supportata da Ratzinger, prende posizione in questo modo.
Ma d’altro canto, attraverso questa iniziativa, le gerarchie vaticane continuano a fare politica in supporto al fronte clerico fascista: la scelta della data della marcia su Roma allarga il significato dell’operazione e la colloca nel tentativo sempre più visibile di sdoganamento e legittimazione del fascismo, tentativo operato dall’integralista Ratzinger per affermare un modello di società chiuso e reazionario, patriarcale, omofobico e razzista.
La beatificazione di 498 franchisti presentati come martiri è un esempio vergognoso di revisionismo storico, la strategia vaticana è ancora il vittimismo: si costruisce un’iniziativa per mostrare il clero come vittima di sanguinari comunisti quando la realtà storica racconta che la chiesa fu parte di una reazione fascista che portò in Spagna alla guerra civile e all’ instaurazione della dittatura. D’altra parte in Italia conosciamo bene questa tattica vaticana: negli ultimi mesi si cerca di far passare la chiesa cattolica, gli esponenti del clero e persino i politici che dichiaratamente ne supportano le istanze come vittime di una campagna anticlericale, quando, al contrario, la chiesa cattolica condiziona in modo sempre più palese la vita culturale, politica e sociale del nostro paese e conduce una campagna di istigazione all’odio e alla violenza contro donne, lesbiche, gay e trans che produce aggressioni, stupri, omicidi e diffusa intolleranza.
Dall’operazione revisionista che verrà celebrata domenica 28 ottobre esce rafforzata la marcia del dissolvimento della laicità (voluto dal Vaticano e operato dalla politica istituzionale) e la fascistizzazione della società, basata sulla creazione della paura e sulla caccia alle streghe dello scontro di civiltà; ne fanno le spese, ancora una volta, tutte le soggettività non conformi al modello unico dominante, la verità storica, l’antifascismo fondamento del nostro vivere civile.

Coordinamento Facciamo Breccia

 

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Manifestazione a Reggio Emilia

Vi invitiamo a partecipare numerose alla manifestazione
per condannare il gesto di estrema violenza a danno di Vjosa,
avvenuto nel Tribunale di ReggioEmilia,
che si terrà venerdì 19 ottobre alle ore 17.30
con ritrovo in Piazza Martiri 7 Luglio
(davanti al Teatro Municipale Valli).

Sollecitiamo tutti le partecipanti a portare con sè una candela.
Sotto potete leggere il comunicato stampa dell’Associazione Nondasola, con
preghiera di massima diffusione.
Reggio Emilia, 17 Ottobre 2007
ASSOCIAZIONE NONDASOLA-CASA DELLE DONNE DI REGGIO EMILIA
COMUNICATO STAMPA
Questa è l’ennesima cronaca di una morte annunciata, eppure la donna non era sola, non era rimasta in silenzio, aveva trovato il coraggio di denunciare le violenze subite da anni.
L’estrema pericolosità del marito non aveva fermato Vjosa che, volendo uscire da questa spirale di violenza, ha iniziato un percorso presso la Casa delle donne, gestita dall’Associazione Nondasola.
L’Associazione Nondasola aveva formalmente segnalato con una denuncia il 30 gennaio 2007 a tutte le Forze dell’Ordine comportamenti violenti e vessatori esercitati dall’assassino, anche nei confronti di donne ospiti, di operatrici e volontarie della Casa.
Nel nostro paese non esistono misure che assicurino tutela alle donne che trovano il coraggio di denunciare, viene sottovalutata la gravità della violenza in famiglia ed enfatizzata quella su strada. Continuiamo da anni a ripetere che è la famiglia il luogo più pericoloso in cui le donne subiscono violenze di ogni tipo fino a perdere la vita. Oggi è stata annientata una donna ed è una sconfitta atroce, ma è una sconfitta che riguarda tutti: singole persone, istituzioni e società civile.
Occorre davvero che non si continui a minimizzare la violenza, che tutti noi, donne e uomini, ce ne facciamo carico e pretendiamo che vengano intraprese azioni concrete che garantiscano sicurezza e protezione alle donne, che con determinazione affrontano tutti i rischi legati alla scelta di uscire dalla violenza. Pretendiamo misure anche penali che mettano in condizione gli uomini violenti di non nuocere. Il femminicidio deve finire.

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