Riflessioni sull’aborto

È nel novecento che si è affacciata, e poi diffusa, la tesi che lo stato debba garantire alle donne che si ritrovano ad avere una gravidanza indesiderata, la possibilità di interromperla.
Molti sono i motivi che giustificano la legalizzazione dell’ aborto, tra questi:
-il vietarlo non ne impedisce la pratica, la rende invece clandestina, costosa e pericolosa;
-la vita di una madre ha più valore di quella del feto;
-la maternità deve essere una scelta responsabile e consapevole, e non il frutto, ad esempio, del malfunzionamento di un contraccettivo;
-la vita per un bambino non desiderato, potrebbe non essere la soluzione migliore.
Fino al 1975 l’ aborto era in italia ancora una pratica illegale: uno degli ultimi paesi europei a considerarlo un reato. Ciò non significava, ovviamente, che di aborti non ne avvenissero: anzi, le donne italiane, già svantaggiate da una legislazione punitiva nei confronti della contraccezione, quando incappavano in una gravidanza non voluta si dovevano rivolgere clandestinamente alle mammane. Nel 1975 una sentenza della Corte Costituzionale stabiliva finalmente la “differenza” tra un embrione e un essere umano e sanciva la prevalenza della salute della madre.Il 22 maggio 1978 veniva approvata la legge 194, con la quale si riconosceva il diritto della donna ad interrompere, gratuitamente e nelle strutture pubbliche, la gravidanza indesiderata. In essa venivano stabilite politiche di prevenzione da attuarsi presso i consultori familiari:purtroppo era anche ammessa la possibilità di non operare per i medici che avessero sollevato obiezione di coscienza. Contro questa legge vennero avviate tre raccolte di firme per indire altrettanti referendum: una da parte dei Radicali(che ne chiedevano una modifica in senso estensivo), e due da parte del Movimento della Vita (una per una abrogazione “minimale”, una per l’abrogazione totale). Quest’ultimo verrà poi dichiarato inammissibile dalla Corte Costituzionale. Il 17/18 maggio 1981 si votò: la proposta cattolica venne bocciata a schiacciante maggioranza (68%), quella radicale anche (88%).Dalla Chiesa l’aborto finì per essere considerato peccato mortale, l’embrione e il feto vengono ritenuti una persona da battezzare anche a costo della vita della madre ( che tanto era già battezzata, e quindi salva).Nel dicembre del 1991 il movimento Armata Bianca, col beneplacito del sindaco ed il pieno avallo dell’ arcivescovo, eresse nel cimitero un monumento ai “bambini mai nati”. Sembrò allora quasi una scena folkloristica, fu invece il primo segnale di un escalation antiaborista che negli ultimi tempi è diventata impressionante…
Negli ultimi tempi le gerarchie vaticane non si limitano a rendere note le proprie opinioni, indirizzandole ai propri fedeli: intervengono, continuamente e deliberatamente, sulla scena politica al fine di ottenere quanto da loro richiesto, affinché sia applicato a tutta la popolazione. I vescovi sono anche intervenuti affinché la carta dei diritti fondamentali dei cittadini dell’ Unione Europea contenesse un articolo sul “rispetto del diritto alla vita dal suo inizio alla sua fine naturale”, al fine di rendere illegali le leggi nazionali su aborto ed eutanasia.La legge 194 fu approvata, non a caso, in un momento di transizione e di relativa debolezza del Vaticano. La strategia cattolica è molto semplice: anzitutto, nell’ambito della legge sulla fecondazione assistita, è stato fatto passare il concetto di “diritti del concepito”. Diversi partiti si sono mobilitati in tal senso:AN, CCD, UDEUR hanno più volte riaffermato la loro intenzione di abrogare o modificare la legge 194.Il polverone alzato dalla Chiesa Cattolica sulla pillola del giorno dopo ha dimostrato, una volta di più, come il Vaticano sia assolutamente indisponibile a dare un apporto per il miglioramento della situazione delle donne. A ciò contribuiscono anche i medici “obiettori”: esistono intere zone della penisola dove abortire è una vera e propria impresa. In itala il 57,8% dei ginecologi, il 45, 7%degli anestesisti e il 38,1% del personale non medico, pratica l’obiezione di coscienza (dati 2003).L’ obiezione assicura inoltre dei vantaggi anche dal punto di vista della carriera : l’ aborto è un operazione relativamente semplice, e rifiutandosi di praticarlo si resta (casualmente) disponibili per interventi più impegnativi. Ragion per cui è tempo di impedire l’ assunzione negli ospedali pubblici di ginecologi che hanno riserve a praticare interruzioni di gravidanza . Gli ultimi dati dicono che in italia si praticano annualmente 9,9 aborti ogni mille donne tra i 15 e i 49 anni: un dato molto basso inferiore ad esempio a paesi come il Regno Unito, gli USA e l’Australia. Il numero tra l’altro è in costante calo, mentre aumentano le interruzioni di gravidanza tra le giovanissime: un ulteriore riprova che in italia manca una seria politica di informazione sulla contraccezione. In aumento anche il dato delle donne immigrate. Il numero degli aborti clandestini è in calo, ridottisi oramai e limitati , prevalentemente, all’italia insulare e meridionale(guarda caso le zone dove è maggiore l’obiezione di coscienza).
La pillola abortiva ru-486
E’ un farmaco abortivo:ha il grande vantaggio di impedire l’ospedalizzazione della donna e il conseguente interevento chirurgico. Più indolore, quindi, e causa di minori traumi e anche di minori costi per il Servizio Sanitario. Eppure in Italia non è, distribuito ultimo Paese europeo a non farlo insieme all’Irlanda. Eppure, persino in Tunisia è utilizzato senza problemi. La lobby vaticana, onnipresente sulla scena politica italiana, ne impedisce la legalizzazione (avvenuta da tempo ,in altri paesi occidentali) nonostante i vantaggi evidenti. Negli Stati Uniti è stata approvato l’uso del mifepristone: la pillola RU486 sostanza in grado di indurre l’aborto. Questo farmaco permette alla donna di poter scegliere un metodo meno invasivo dell’operazione chirurgica rispettando allo stesso tempo tutte le procedure contemplate nella legge sull’aborto: quindi continuando ad effettuare colloqui preliminari con lo psicologo al fine di accertare la volontà incondizionata della donna di interrompere la gravidanza.
Il suo impiego comporta un aborto medico ben distinto dall’aborto spontaneo, perché consente di interrompere la gravidanza fino al 49° giorno.
Il mifepristone non è un ormone, ma una sostanza antiprogestinica cioè che impedisce al progesterone (ormone fondamentale per la crescita del feto in utero) di svolgere il suo ruolo occupandone i recettori nell’apparato genitale femminile.
Il risultato della somministrazione del mifepristone dopo che è avvenuto il concepimento è l’aborto. In pratica, sostituisce il bisturi attivando gli stessi meccanismi dell’aborto spontaneo. Peraltro, vista la sua azione, per questo farmaco è stato ipotizzato anche l’impiego nel trattamento del tumore della mucosa uterina (endometriosi) e della sindrome di Cushing,tutte malattia che dipendono proprio dall’azione di questi ormoni sui tessuti interessati. Il mifepristone per agire come farmaco abortivo ha bisogno di un’altra sostanza per la precisione una prostaglandina. Ovviamente si assume sotto controllo medico anche se è necessario restare in ospedale fino ad aborto avvenuto (l’efficacia del farmaco è massima nelle primissime fasi) e per procedere è necessario controllare la eventuale presenza di una gravidanza extrauterina (può essere sufficiente un’ecografia).Lo schema prevede la somministrazione di 600 mg di mifepristone e in seguito la somministrazione della prostaglandina. Di norma, al massimo due settimane dalla somministrazione dell’ultimo farmaco si verifica un aborto spontaneo, ma nel 75% dei casi l’aborto si verifica già entro 24 ore dall’assunzione della prostaglandina. Complessivamente l’efficacia è del 95% circa, a patto che si agisca entro la 7° settimana di gravidanza. Deve essere comunque chiaro che questo metodo comporta gli stessi danni collaterali della procedura chirurgica: possibilità di emorragie, dolori e disturbi gastrointestinali. Rispetto all’intervento però, non c’è il rischio di aggressione all’utero e neanche i rischi legati a qualsiasi anestesia. Ovviamente se il trattamento non ha effetto è necessario comunque procedere chirurgicamente. Questo metodo è senza ombra di dubbio migliore rispetto all’ intervento chirurgico, ma la Chiesa Cattolica e la classe politica a lei affiliata impediscono che questa pillola possa essere utilizzata anche in italia , poiché in quanto donne veniamo accusate, che con l’utilizzo di questo metodo ci sarà un incremento di aborti in quanto la pratica è meno dolorosa e quindi il numero di aborti crescerà in misura spropositata…in quanto donne veniamo identificate come esseri incapaci di prendere decisioni autonome, ancora una volta il soggetto che accusa la repressione e il controllo sessuale e sociale del perbenismo borghese e cattolico. Le donne devono appropriarsi della propria libertà e autodeterminazione ed imporre alla classe dirigente serva del Vaticano, la propria libertà di scegliere in totale autonomia.

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