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  …e stasera in Piazza del popolo a Ravenna!!! 
 Al prorettore delegato 
 alla Romagna Ugo Gambett
 Al vicepresidente
 della fondazione Flaminia Giannantonio MingozziAi responsabili 
 di Serinar e Unirimini
 E. p.c. 
 Al rettore Pier 
 Ugo Calzolari
 Al Sindaco di Ravenna Al Sindaco di Cesena Al Sindaco di Forlì 
 Al Sindaco di Rimini
 Alla Assessora 
 alle Pari Opportunità del Comune di RavennaAlla Assessora 
 alle Pari Opportunità della Provincia di RavennaAlla Assessora 
 alle Pari Opportunità del Comune di CesenaAlla Assessora 
 alle Pari Opportunità della Provincia di CesenaAlla Assessora 
 alle Pari Opportunità del Comune di ForlìAlla Assessora 
 alle Pari Opportunità della Provincia di ForlìAlla Assessora 
 alle Pari Opportunità del Comune di RiminiAlla Assessora 
 alle Pari Opportunità della Provincia di Rimini
 
 
 Gentilissime 
 e Gentilissimi,con la presente 
 siamo a chiedere l’immediato ritiro della pubblicità raffigurante
 quattro giovani e piacenti ragazze, in tutina aderente bianca, con la
 dicitura “Le Fantastiche 4. Il meglio per i tuoi studi universitari”.
 La pubblicità 
 rappresenta una gravissima forma di discriminazione
 di genere effettuata da una Istituzione pubblica, ed in quanto tale
 inaccettabile, poiché lesiva della dignità
 di studentesse e studenti, nonché dell’immagine stessa
 dell’Alma Mater Studiorum.
 E’ inverosimile 
 ed estremamente grave il fatto che ben quattro sedi della Università
 più antica d’Europa, e tra le più prestigiose, scelgano, al fine
 di promuovere la propria immagine ed attirare nuove matricole, l’immagine
 di quattro “wonderwoman” con sguardi vacui, capelli al vento
 e corpo esibito in sexy tutine.Questa pubblicità 
 non raffigura certo la studentessa modello di uno dei poli universitari,
 posto che negli stessi non si tengo né corsi di Laurea in Astronautica,
 né in Cinematografia.Nulla identifica 
 le ragazze in manager, economiste, giuriste, biologhe: quello che si
 offre sono dei bei corpi, come se i poli universitari distaccati rappresentassero
 una sorta di “estensione” del divertimentificio romagnolo in cui
 la giovane matricola fuori-sede possa trovare fantastica “merce”.Altro che “offerta 
 scientifica”! E’ proposto un modello femminile estremamente eroticizzato,
 non pertinente con lo sviluppo di nessuna professionalità, se non
 quella di attitudine alla seduzione ed alla soddisfazione di un immaginario
 sessuale maschile, anch’esso stereotipato (due bionde, due brune,
 seno incastonato nei wonderbra, tutina stile manga).Il manifesto 
 comunica esplicitamente il messaggio che, iscrivendosi ai poli distaccati,
 si possano trovare le più avvenenti bellezze (Fantastiche 4), e che
 ciò rappresenti “il meglio” per gli studi universitari…di chi?
 Di giovani maschi “utilizzatori finali”?Altresì, l’immagine 
 veicola la concezione stereotipata che la bellezza in primo luogo, e
 non solo e non anche le qualità intellettuali, rappresentino l’eccellenza,
 e fantastiche bellezze, prive di qualità intellettuali, siano il meglio
 che, rispetto ad altre università, questi poli abbiano ad offrire.L’“eroismo” 
 femminile emergente da questa pubblicità sta nell’avvenenza, non
 nella professionalità.
 E dunque, non 
 si può censurare come mero moralismo la critica al manifesto pubblicitario,
 posto che è evidente che per promuovere l’immatricolazione ai
 poli universitari romagnoli ci si è
 serviti nella comunicazione di stereotipi sessisti ben radicati nell’immaginario
 collettivo.
 La “modernità” 
 non può e non deve passare attraverso un uso strumentale del corpo
 femminile e dell’immaginario ad esso connesso.Il fatto che 
 una Istituzione quale l’Università abbia scelto di promuovere un’immagine
 stereotipata della donna -studentessa- e dell’Università stessa,
 distrugge le potenzialità di autodeterminazione e di ingresso per merito
 nella vita sociale di tutte le nuove generazioni, che anzi vengono in
 tal modo pubblicamente istigate a vivere “passivamente” lo spazio
 pubblico, aderendo ai “ruoli” dettati da una società maschilista,
 di donne in carriera perfette, giovani belle e desiderabili, ma i cui
 talenti professionali vengono tenuti nascosti. Donne visibili, ma senza
 potere.Un femminicidio 
 simbolico, che influenza l’immaginario di ogni singola donna e
 uomo, incitando tutti ad uniformarsi ad un modello che considera la
 seduzione l’unico mezzo di accettazione sociale, per il quale vale
 sacrificare la propria dignità, la propria competenza, la propria autodeterminazione.
 E’ inaccettabile 
 che l’Università, luogo di sapere, si faccia portavoce di questa
 ideologia discriminatoria.E’ inaccettabile 
 che le Istituzioni locali consentano il permanere di tali manifesti
 affissi.E’ inaccettabile 
 e sintomo di un maschilismo pervasivo il fatto che la cultura del rispetto,
 non solo in ragione della etnia di appartenenza ma anche sulla base
 del genere e dell’orientamento sessuale, non sia propria di tutti
 i rappresentati delle Istituzioni, ma debba essere sempre invocata esclusivamente
 dagli organi di pari opportunità.
 Tanto più 
 che, avendo lo Stato italiano ratificato la CEDAW (Convenzione per l’eliminazione
 di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna), le Amministrazioni
 locali hanno assunto il compito di “perseguire con ogni mezzo appropriato
 e senza indugio, una politica tendente ad eliminare la discriminazione
 nei confronti della donna”, impegnandosi a questo scopo ad “astenersi
 da qualsiasi atto o pratica discriminatoria nei confronti della donna
 ed agire in maniera da indurre autorità
 ed enti pubblici a conformarsi a tale obbligo” (art. 2, lettera
 d), CEDAW).E tanto più 
 considerato che il Comitato per l’applicazione della CEDAW, nella
 raccomandazione n. 25/2005, già segnalava la “preoccupazione sulla
 persistenza e pervasività dell’atteggiamento patriarcale e sul profondo
 radicamento di stereotipi inerenti i ruoli e le responsabilità
 delle donne e degli uomini nella famiglia e nella società. Questi stereotipi
 minano alla base la condizione sociale delle donne, costituiscono un
 impedimento significativo alla attuazione della Convenzione, e sono
 all’origine della posizione di svantaggio occupata dalle donne in
 vari settori, compreso il mercato del lavoro e la vita politica e pubblica.
 Il Comitato è profondamente preoccupato anche dalla rappresentazione
 che viene data delle donne da parte dei mass media e della pubblicità,
 per il fatto che viene ritratta come oggetto sessuale e in ruoli stereotipati.”
 E raccomandava che i mass media e le agenzie pubblicitarie fissero “indotte
 ed incoraggiate a proiettare un’immagine delle donne come partner
 alla pari in tutte gli ambiti della vita e indotte ad andare verso la
 stessa direzione, al fine di modificare la percezione delle donne come
 oggetti sessuali, e come responsabili in via principale della crescita
 dei figli”.
 Peraltro, i 
 Comuni di Ravenna e Cesena Forlì, hanno anche aderito alla “Carta
 Europea per l’uguaglianza e la parità delle donne e degli uomini nella
 vita locale”, con cui sono impegnati a “combattere il persistere
 e il riprodursi delle disparità di genere per promuovere una società
 veramente equa”, e nello specifico a “eliminare gli stereotipi
 e gli ostacoli sui quali si basano le disparità
 di status e di condizione delle donne, e che conducono alla valutazione
 impari dei ruoli delle donne e degli uomini in campo politico, economico,sociale 
 e culturale” (punto 4), impegnandosi a (parte III, Art. 6, comma
 1) “neutralizzare
 e a prevenire, per quanto possibile,
 pregiudizi, azioni, utilizzo di espressioni verbali e di immagini basate
 sull’idea della superiorità o dell’inferiorità
 dell’uno o dell’altro sesso, e/o il perpetuarsi di ruoli
 femminili e maschili stereotipati” ed accertandosi che “la
 comunicazione, sia interna all’ente
 che verso il pubblico, sia conforme all’impegno assunto, promovendo
 immagini sessuate positive o esempi ugualmente positivi” (parte
 III, Art. 6, comma 2).
 In ragione 
 di quanto sopra considerato, siamo a chiedere:– l’immediata 
 rimozione da ogni luogo pubblico dei manifesti pubblicitari sopra citati– una immediata 
 lettera di scuse a tutte le studentesse e studenti da parte dei responsabili
 della campagna pubblicitaria– l’immediata 
 rielezione dell’indispensabile Comitato Pari Opportunità universitario– per le affermazioni 
 rilasciate le immediate dimissioni da ogni incarico pubblico di Giannantonio
 Mingozzi, vicesindaco di Ravenna
 Bologna – 
 Ravenna – Cesena – Forlì – Rimini, 13 luglio 2009
 Associazione 
 Giuristi Democratici, sezioni di Bologna e di RavennaCollettivo 
 Universitario Femminista “Figliefemmine”Rete delle donne di Bologna Altra Città Lista Civica di Donne 
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