REVOLT RITUALS 22 e 23 set ’13 @Atlantide+XM24

revolt rituals

facebook event

KLITTERS sono un gruppo di postpornografe nate nello spazio sociale KLIT di Budapest grazie al collettivo Radical Queer Affinity Collective. Lo spazio, nato a ottobre 2012, è queer e antifascista, ospita una consultoria trans, un laboratorio di autocostruzione di sex toys da materiali di riciclo, una ciclofficina, una biblioteca femminista/queer/anarco/antifa, mostre e proiezioni.

L’iniziativa di 2 giornate ha per titolo “Revolt Rituals”. I rituali queer che attraversano gli spazi di Atlantide e XM24 sono molto diversi. Uno è la scoperta attraverso una conversazione guidata tra corpi di donne (masturbazione collettiva) dell’erotismo, della tensione tra l’energia individuale e quella comune, l’altro è la proiezione di un film postporno TRUE=CRYPT (45 min) tutto pensato e realizzato come rituale di intimità collettiva, attraverso un lavoro e un sentimento che ha unito l’esperienza di uno spazio urbano e sotterraneo, di uno spazio sociale, della sua gente e delle sue potenzialità. A seguire discussione sui contenuti e le sfide delle pratiche postpornografiche.

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Figliefemmine+Lab Smaschieramenti

KLITTERS present:

REVOLT RITUALS

>>22 sep ’13 h20.30 @Atlantide (P.ta Santo Stefano)

Rituale di Masturbazione Collettiva (zona libera da sperma)

Attraverso esercizi sulla respirazione, corpo in movimento e sui suoi suoni, vogliamo unire i nostri desideri individuali in un cerchio di energie erotiche, non orgasmocentriche e nemmeno terapeutiche. Si tratta piuttosto di una conversazione tra corpi. Il rituale si focalizza nel creare e mantenere una tensione tra i livelli di piacere individuale e collettivo.

>>23 sep ’13 h21.00 @XM24

TRUE=CRYPT proiezione FILM (tutt* liber* di venire)

Rituale postporno e cyberpunk tra macchine, gomma, lussuria e orrore.

Creature postumane e misteriose reclamano lo spazio oscuro che emerge dalle strade rotte e dalle cantine dimenticate del paesaggio urbano di Budapest. Si aprono le porte di una cripta di desiderio che da sempre abita “dentro, fuori e di fianco” a noi. Un esperimento carnale di intimità collettiva tra la Filmmaker Fetish Miss Alyx e le Radical Queer Post-pornografe KLITTERS. A seguire chiaccherata.

 

Altri links all’evento: KLIT

 

 

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Campeggia trans*queer*femminista, il programma.

da Smaschieramenti

Ecco il programma della campeggia! Ricordiamo che per partecipare è necessario iscriversi mandando una mail a campeggia@anche.no

qui l’evento faccialibro

MERCOLEDI’ 28queer-beach-movie-poster-9999-1020422599
Arrivi previsti in giornata
15.00-16.00 pranzo
Arrivi previsti in giornata
21.00-22.00 cena

GIOVEDI’ 29
sveglia, colazione e mare
15.00-16.00 pranzo
16:00-20:00 LAVORO E REDDITO.
Facciamo il punto sui passaggi che abbiamo aquisito: dalla critica della messa a valore delle differenze come target di mercato alla presa sulla dimensione produttiva della differenza (diversity management, pinkwashing aziendale); precarietà come “queerizzazione” del lavoro; l’emergere della dimensione affettiva (riconoscimento degli affetti queer, lavoro affettivamente necessario). Tuttavia un primo ciclo di lotte contro il lavoro precario pare chiuso a causa di una generalizzazione della precarietà. Emerge per tutte e tutti il problema di un reddito relativamente sganciato dal lavoro. Tematizzare la dimensione post-precaria/queer attuale a quale ricomposizione politica allude? Questo decentramento dalla sessualità all’affettività come modifica il significato delle nostre lotte?
21.00-22.00 cena

VENERDI 30
sveglia, colazione e mare
13.00-15.00 ALTRE INTIMITA’
Spazio di autoriflessione non ideologica sulle nostre effettive pratiche d’amore, intimità e relazione, connesse con la necessità di mettere a forte critica modelli di welfare fondati su individuo/cittadino/famiglia per leggere invece le potenzialità di autorganizzazione sociale interne alle nostre reti affettive. Come tradurre in rivendicazione politica le nostre pratiche e i nostri desideri non conformi?
15.00-16.00 pranzo
16.00-18.00 ALTRE INTIMITA’
19.00-24.00 SADOMASO PER PRINCIPIANTI Laboratorio teorico, pratico e creativo di liberazione del desiderio. Durante il workshop si alterneranno, momenti di discussione e confronto sugli aspetti storici, politici e sociali del BDSM e momenti di gioco e sperimentazione diretta. Si raccomanda di portare fatasie perverse e voglia di giocare. A cura di nita e Leela: attiviste e buffone queer.
21.00-22.00 cena

SABATO 31
sveglia, colazione e mare
12.00-15.00 VIOLENZA NEI MOVIMENTI
15.00-16.00 pranzo
16:00-20:00 NEOMUTUALISMO/WELFARE/BENESSERE/SALUTE. Partendo da pratiche politiche che non separano vita/militanza, ci troviamo a ragionare e costruire forme di organizzazione che attivino al tempo stesso reti politiche e reti di mutualismo. Crisi, mancanza di reddito, tagli al welfare hanno anche ricadute specifiche sulle soggettività queer che spesso sono ricacciate nelle nostre reti di mutuo aiuto. Possiamo ripensare a queste reti come base di una riorganizzzione politica? L’esempio paradigmatico, sul versante salute, è il percorso di istituzionalizzazione dei consultori (in ambito femminista e poi trans e lg): a partire dalle lotte degli anni ’70, il welfare universalistico è stato costretto a rideclinare servizi e welfare sulle soggettività transfemministequeer e le strutture create dai movimenti sono state stituzionalizzate. Oggi accade il percorso inverso e i consultori sono svuotati di senso, subiscono tagli di risorse o vengono deistituzionalizzati. Sperimentare una consultori@ transfemministaqueer, implica riattivare un discorso situato su sessualità e autodeterminazione, ripensare il welfare e le istituzioni del comune, praticare forme di autoorganizzazione che spostino l’asse dalla sanità alla salute e al benessere sociale. Confrontiamo le varie esperienze e analisi.
21.00-22.00 cena

DOMENICA 1
Chiusura della campeggia, documento da cui ripartire per la lotta, appuntamenti (di piazza e di confronto).

 

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Appello internazionale di docenti e intellettuali contro la criminalizzazione del movimento No Tav

Da: http://www.notav.info/top/appello-internazionale-di-docenti-e-intellettuali-contro-la-criminalizzazione-del-movimento-no-tav/

Ringraziamo con calore tutte le firmatarie e tutti i firmatari, e in particolare Silvia Federici (della Hofstra University, New York) per aver promosso questo appello.

Pubblichiamo la traduzione italiana dell’appello e di seguito la versione originale.

Movimento NO TAV di nuovo sotto attacco

Da vent’anni nelle montagne del nord-ovest Italia, non lontano da Torino, un potente movimento è cresciuto, resistendo al piano del governo italiano di costruire una linea ferroviaria ad alta velocità che, oltre ad essere molto costosa ed economicamente inutile, distruggerebbe certamente l’ambiente montano. Più e più volte il movimento NO TAV, ormai ben conosciuto in tutta Europa, è stato oggetto di attacchi da parte delle forze dell’ordine e dell’esercito, oltre ad essere oggetto di una campagna denigratoria da parte dei politici di praticamente ogni colore. Tuttavia, così forte è stata la determinazione del popolo della Val di Susa e dei suoi numerosi sostenitori nel resistere a questo attacco alla loro terra e alle loro vite, che finora nessuna vera costruzione ha avuto luogo e tutto ciò che le aziende responsabili del progetto hanno raggiunto è stato quello di recintare migliaia di ettari di terra, appartenenti alla popolazione locale, con filo spinato e poliziotti.

 

E’ ormai generalmente riconosciuto, anche a livello dell’UE, che la costruzione della linea ad alta velocità sia inutile, al punto che alcuni  dei paesi partecipanti si sono già ritirati dal progetto. Tuttavia, il governo italiano ha ulteriormente intensificato il suo attacco contro la resistenza al TAV, con la piena militarizzazione della Val di Susa. Come hanno più volte denunciato gli abitanti di questa bellissima valle storica, situata vicino al confine con la Francia e centro della resistenza partigiana al Fascismo e al Nazismo negli anni ’40, nessuno sforzo è stato risparmiato per reprimere ideologicamente e fisicamente la legittima protesta dei residenti della valle, la quale dovrebbe sopportare ogni giorno le conseguenze del TAV. Il territorio della Val di Susa è già stato interamente ricoperto di gas lacrimogeni, e molti sono stati arrestati, feriti, e alcuni sono addirittura morti a causa della scandalosa determinazione del governo nel completare questo lavoro indipendentemente dalle sue conseguenze devastanti per la popolazione della valle.

Ora un nuovo violento attacco contro il movimento No Tav è in corso, il che richiede una risposta chiara da parte di tutti coloro che, dentro e fuori l’Italia, credono che la distruzione sistematica del nostro ambiente e la violazione dei bisogni e delle esigenze più elementari della gente siano crimini che riguardano tutti e tutte noi e che non dobbiamo tollerare.

 

Lunedì mattina, 29 luglio, la DIGOS – il ramo politico della polizia – ha fatto irruzione in decine di abitazioni a Torino e in Val di Susa. Dodici compagni e compagne sono stati costretti ad aprire le loro case agli agenti, che hanno poi proceduto nella ricerca di materiali compromettenti, presumibilmente legati alla loro protesta contro la recinzione dei terreni della valle con reti di filo spinato. Incaricata di cercare esplosivi e altre armi, la polizia ha fallito in questo obiettivo, ma ha sequestrato tutti i materiali audiovisivi e atti alla telecomunicazione che potevano trovare, chiaramente il vero obiettivo della ricerca. Come ha detto uno degli attivisti perquisiti: “Sono venuti per le armi, se ne sono andati con i computer e telefoni”.

 

L’operazione ha incluso il ristorante La Credenza – un nome che in italiano significativamente indica sia ‘fede’ che ‘dispensa’ – un luogo pubblico di incontro e di aggregazione per i No Tav in Val di Susa, dove si trovano anche i sindacati dei lavoratori e le associazioni politiche . Questo è un luogo dove ogni giorno le persone si incontrano per discutere di attualità, soprattutto in riferimento alla lotta, così come per condividere del cibo e un bicchiere di vino. Chiunque vada a Bussoleno, il cuore della lotta NO TAV, vi ci passa, per avere la possibilità di parlare con la gente locale, informarsi sugli eventi in corso e gustare un’ottima cena. Ma i magistrati lo dipingono come un luogo di cospirazione, per sostenere l’accusa che motiva l’operazione: coinvolgimento in “attacchi con finalità terrorista e sovversiva”.

 

Chiunque sia stato in Val di Susa o abbia seguito la lunga storia della protesta che la sua gente ha lanciato contro il TAV, sa che questa accusa è falsa, oltraggiosa, ed è un classico esempio di come incolpare le vittime. Non sorprende che le “prove” siano fabbricate.

 

In una delle case perquisite, è stata trovata una mappa della valle con dei marcatori di segno su di essa. La giovane donna che vi abita è un membro del Legal Team per il movimento, e la mappa è parte del materiale che doveva sottoporre alla difesa nei processi che sono già in atto nei confronti di alcuni dei suoi membri. Su di essa sono contrassegnati i luoghi dove nel 2011 diverse persone sono state brutalizzate dalla polizia. Ma, secondo gli inquirenti, la mappa dimostra l’esistenza di un movimento di guerriglia organizzato militarmente.

 

Allo stesso modo, bottiglie di birra presumibilmente trovate nell’area del cantiere vengono presentate come evidenza della presenza di bombe molotov, senza che vi sia alcuna prova che abbiano mai contenuto altro che birra. Anche le magliette nere sono state sequestrate, anche se è difficile immaginare che cosa potrebbero provare. Ma il significato dell’operazione di polizia viene fuori più sfacciatamente laddove i magistrati affermano che i perquisiti sono indagati come sospettati di “attacchi con finalità terroristica.”

 

In sintesi, l’obiettivo di questa nuova operazione è quello di aumentare l’attacco al movimento rappresentandolo, legalmente e attraverso i media, come un movimento “terrorista” – una mossa che ha evidentemente l’intento di spaventare i suoi sostenitori, scagliare l’opinione pubblica contro il popolo della Val di Susa e legittimare ogni violenza che lo stato ritiene opportuna per scatenarsi contro di loro.

 

Non pensiamo che questa operazione avrà successo. Gli abitanti della Val di Susa hanno combattuto i fascisti, hanno combattuto i nazisti e per 20 anni sono stati in grado di respingere il tentativo del governo italiano di distruggere le loro montagne, già attraversato da numerose linee ferroviarie e da una strada di recente costruzione. Tuttavia non dobbiamo sottovalutare la volontà del governo di schiacciare questo movimento. Questo fatto sembra essere l’obiettivo primario di questa operazione, dato che i rapporti indicano che, anche da un punto di vista capitalistico, il progetto TAV è destinato a rivelarsi economicamente irrealizzabile. Perché perseguirlo poi con così tanta ostinazione, fino al punto di calpestare la vita di migliaia di persone? Forse perché il governo italiano non può ammettere che quando la gente lotta in modo unito può vincere? O è che i profitti che le aziende private farebbero avrebbero più importanza del fallimento del progetto di portare alcun beneficio al paese nel suo insieme e inoltre superare così l’immensa agonia e la perdita inflitta al popolo della Val di Susa?

 

La politica in questi giorni ha un carattere surreale. Menzogne, distorsioni, discussioni motivate ​​esclusivamente dai più stretti motivi economici privati ​​sono all’ordine del giorno. Ma il carattere fittizio delle accuse mosse contro le vittime delle perquisizioni non deve ingannarci circa i danni che possono infliggere. Come minimo questi attacchi stanno costringendo un movimento a ri-incanalare le proprie energie dalla lotta contro il TAV  alla difesa di coloro sotto attacco.

 

Questo è il motivo per cui dobbiamo sostenere gli attivisti NO TAV sotto inchiesta, dobbiamo allargare il nostro sostegno per la lotta NO TAV e inviare un chiaro messaggio di protesta al governo italiano, chiedendo che cessi la persecuzione degli attivisti No TAV e che ponga fine al progetto del TAV stesso.

 

Si prega di firmare la dichiarazione-affiliazione seguente solo a scopo di identificazione:

 

Chiediamo con forza al governo e alla magistratura di:

* Terminare il suo uso arbitrario della legge per perseguitare gli attivisti No TAV;

* Cessare le indagini contro le dodici persone le cui case sono state perquisite;

* Fermare la militarizzazione della Val di Susa;

* Ascoltare la legittima protesta del popolo della Val di Susa e abbandonare il progetto TAV, che ha già causato tante sofferenze a tante persone.

 

Alexander Anievas, Research Fellow, Cambridge University, Uk

Dr. Dario Azzelini, Johannes Kepler Universität, Linz  (Austria)

Erika Biddle-Stavrakos, York University, Toronto. Canada

Prof. Dusan Bjelic, University of Southern Maine

Werner Bonefeld, University of York, UK

Michaela Brennan, Ann Harbor, USA

George Caffentzis, Professor Emeritus, University of Southern Maine, USA

Chris Carlsson, Shaping San Francisco, San Francisco, CA, USA

Irina Ceric, Osgoode Hall Law School, York University,Toronto.

Harry Cleaver, Emeritus, University of Texas, Austin, USA

William T. Cleaver, Austin, Texas, USA

Mitchel Cohen, Brooklyn Greens, Green Party, Former Chair WBAI Radio. N.Y., USA

Laura Corradi, Universita’ della Calabria

Dan Coughlin, New York, USA

Laurence Cox, National University of Ireland Maynooth, Ireland.

Patrick Cuninghame, Sociology Lecturer, Universidad Autonoma Metropolitana, Mexico City

Massimo De Angelis, The commoner.uk, London, UK

Federico Demaria, Universitat Autònoma de Barcelona, Spain

Dagmar Diesner, The commoner.uk, London, UK

Salvatore di Mauro, editor, Capitalism, Nature and Socialism. USA

Anna Dohm, Interventionist Left Germany

Sara R. Farris, Goldsmiths, University of London

Silvia Federici, Emerita, Hofstra University, Hempstead, N.Y.

Jim Fleming, Autonomedia, New York.

Michael Hardt, Duke Univerity, Durham, North Carolina

Dr David Harvie, University of Leicester, UK

Conrad M. Herold, Dept of Economics, Hofstra University, Hempstead, N.Y.

Yaiza Hernández Velázquez, CRMEP, Kingston University, London

John Holloway, Professor, Benemérita Universidad Autónoma de Puebla, Mexico

Brian Holmes, art and cultural critic, Chicago

Andrej Hunko, MP for the German Bundestag

Fiona Jeffries, Simon Fraser University, Vancouver, Canada

Lewanne Jones, Autonomedia, New York. USA

Nancy Kelley, HIRC of Harvard Law School, Cambridge, Massachussetts

Sabu Khoso, New York. USA

Peter Linebaugh, Toledo, USA

Federico Luisetti, University of North Carolina at Chapel Hill, North Carolina

Mari Lukkari, journalist, Finland

Caitlin Manning, California State University, Monterey Bay.

Barry Hamilton Maxwell, Cornell University, Ithaca, N.Y., USA

Massimo Modonesi, Coordinador del Centro de Estudios Sociológicos, Facultad de Ciencias Políticas y Sociales

Universidad Nacional Autónoma de México

Donald Monty Neill, Boston, USA

John Malamatinas, Cologne-Germany

Pablo Mendez, University of British Colombia, Vancouver

Cristina Rousseau, Doctoral Candidate, York University, Toronto.

Stevphen Shukaitis, University of Essex, UK

Marina Sitrin, CUNY Graduate Center, N.Y. USA

Konstantine Stavrakos, environmental lawyer, Toronto.

Alberto Toscano, London, UK

Kevin Van Meter, Team Colors Collective & University of  Minnesota (Graduate Student), Minneapolis, MN

Chris Vance, Vancouver, Canada

Dr Peter Waterman Institute of Social Studies, The Hague (retired)
John Willshire-Carrera, HIRC of Harvard Law SchoolCambridge, Massachussetts.

 

 

NO TAV movement again under attack

For twenty years in mountains of North West Italy, not far from Torino, a powerful movement has grown that has resisted the Italian government’s plan to build a high velocity railroad, which in addition to being very costly and economically useless would certainly destroy the mountain environment. Over and over, the NO TAV movement, now well-known throughout Europe, has come under attack by the police and the army, besides being the object of a smear campaign by politicians of almost every political stripe. However, so strong has been the determination of the people of Val di Susa and their many supporters to resist this assault on their land and their lives that so far no real construction has taken place and all that the companies in charge of the project have achieved has been to surround thousands of acres of land, belonging to the local population, with barbed wires and cops.

 

It is now generally recognized, even at the EU level, that the construction of the high velocity railroad is unnecessary, so that some participant countries have already withdrawn from the project. Nevertheless, the Italian government has even further intensified its attack on the resistance to the TAV trains, with the full militarization of Val di Susa. As the villagers of this beautiful historic valley, near the border with France, the center of the partisan resistance to Fascism and Nazism in the ‘40s, have repeatedly denounced, no effort has been spared to repress ideologically and physically the legitimate protest of the residents of the valley who would bear every day the consequences of the TAVS. Already the land of Val di Susa has been drenched with tear gas, and many have been arrested, wounded, and some have even died because of the government’s outrageous determination to complete this work regardless of its devastating consequences for the people of the valley.

 

Now a new violent assault on the No Tav movement is unfolding that demands a clear response by all those in and out of Italy who believe that the systematic destruction of our environment and the violation of people’s most basic needs and demands are crimes that affect us all and we should not tolerate.

 

On Monday morning, July 29, the DIGOS – the political branch of the police – has raided dozens of homes in Torino and in Val di Susa. Twelve comrades have been forced to open their houses to its agents, who have then proceeded to search for incriminating materials, presumably related to their protest against the enclosure of the land of the valley with hedges of barbed wire. Instructed to look for explosives and cutters, the police have failed in this goal, but they have confiscated all the audio-visual and telecommunication materials they could find, clearly the real objective of the search. As one of the activists raided put it: “They came for weapons, they left with computers and phones”.

 

The raid has included the restaurant La Credenza – a name that in Italian significantly means both ‘faith’ and ‘pantry’ – a public place of meeting and aggregation for No TAVS in Val di Susa, where workers’ unions and political associations are also located. This is a place where every day people meet to discuss current events, mostly relating to the struggle, as well as share some food and a glass of wine. Whoever goes to Bussoleno, the heartland of the NO TAV struggle, passes through it, to have a chance to talk to local people, check on current events, and have a great dinner. But the magistrates paint it as a place of conspiracy, to support the charge that motivates the raid: involvement in “attacks with terrorist and subversive intent.”

 

Anyone who has been in Val di Susa, or has followed the long history of the protest its people have mounted against the TAV knows this charge is false, outrageous, and is a classic example of blaming the victims. Not surprisingly the “proofs” are manufactured.

 

At one of the houses raided, a map of the valley was found with marker-signs on it. The young woman living there is a member of the Legal Team for the movement, and the map is part of the material that she was to submit to the defense in trials that are already taking place against some of its members. On it, the sites are marked where in 2011 several people were brutalized by the police. But according to the investigators, the map proves the existence of a militarily organized guerrilla movement.

 

Similarly, beer bottles presumably found on the construction site are presented as evidence for the presence of Molotov cocktails, no proof given that they ever contained anything but beer. Black T Shirts too were confiscated, though it is hard to imagine what they could prove. But the meaning of the police operation comes forth most blatantly where the magistrates state that those raided are investigated as suspects of “attacks with terrorist intent.”

 

In sum, the goal of this new operation is to escalate the assault on the movement by representing it, legally and through the media, as a ‘terrorist’ movement – a move obviously intended to scare its supporters, turn public opinion against the people of Val di Susa, and legitimize any violence the state will deem fit to unleash against them.

 

We do not think this operation will succeed. The people of Val di Susa have fought the fascists, have fought the Nazis, and for twenty years they have been able to push back the attempt of the Italian government to destroy their mountains, already traversed by many railroad lines and a recently constructed highway. However, we should not underestimate the will of the government to crush this movement. This in fact appears to be the primary objective of the present operation, as reports indicate that, even from a capitalist viewpoint, the TAV project is turning out to be economically unfeasible. Why to pursue it then with so much obstinacy, to the point of stomping over the lives of thousands of people? Is it because the Italian government cannot admit that when people struggle in a unified way they can win?  Or is it that the profits that private companies would make would outweigh the failure of the project to bring any benefit to the country as a whole and outweigh as well the immense agony and loss inflicted on the people of Val di Susa?

 

Politics these days has a surreal character. Lies, distortions, arguments motivated solely by the narrowest of private economic motives are the order of the day. But the fictitious character of the charges brought against the victims of the raid should not deceive us about the damage they can inflict. At the very least these attacks are forcing a movement to re-channel its energies from the struggle against the TAV to the defense of those under attack.

 

This is why we need to support the NO TAV activists under  investigation, we need expand our support for the NO TAV struggle, and send a clear message of protest to the Italian government, demanding it ends the persecution of the No TAV activists and put an end to the TAV project itself.

 

Please sign the following statement –affiliation for identification purpose only:

 

We urge the Italian government and judiciary to:

*End its arbitrary use of the law to persecute No TAV activists;

*Cease the investigation against the twelve people whose homes have been raided;

*Stop the militarization of Val de Susa;

*Listen to the legitimate protest of the people of Val de Susa and abandon the TAV project, which has already caused so much suffering to so many people.

 

Alexander Anievas, Research Fellow, Cambridge University, Uk

Dr. Dario Azzelini, Johannes Kepler Universität, Linz  (Austria)

Erika Biddle-Stavrakos, York University, Toronto. Canada

Prof. Dusan Bjelic, University of Southern Maine

Werner Bonefeld, University of York, UK

Michaela Brennan, Ann Harbor, USA

George Caffentzis, Professor Emeritus, University of Southern Maine, USA

Chris Carlsson, Shaping San Francisco, San Francisco, CA, USA

Irina Ceric, Osgoode Hall Law School, York University,Toronto.

Harry Cleaver, Emeritus, University of Texas, Austin, USA

William T. Cleaver, Austin, Texas, USA

Mitchel Cohen, Brooklyn Greens, Green Party, Former Chair WBAI Radio. N.Y., USA

Laura Corradi, Universita’ della Calabria

Dan Coughlin, New York, USA

Laurence Cox, National University of Ireland Maynooth, Ireland.

Patrick Cuninghame, Sociology Lecturer, Universidad Autonoma Metropolitana, Mexico City

Massimo De Angelis, The commoner.uk, London, UK

Federico Demaria, Universitat Autònoma de Barcelona, Spain

Dagmar Diesner, The commoner.uk, London, UK

Salvatore di Mauro, editor, Capitalism, Nature and Socialism. USA

Anna Dohm, Interventionist Left Germany

Sara R. Farris, Goldsmiths, University of London

Silvia Federici, Emerita, Hofstra University, Hempstead, N.Y.

Jim Fleming, Autonomedia, New York.

Michael Hardt, Duke Univerity, Durham, North Carolina

Dr David Harvie, University of Leicester, UK

Conrad M. Herold, Dept of Economics, Hofstra University, Hempstead, N.Y.

Yaiza Hernández Velázquez, CRMEP, Kingston University, London.

John Holloway, Professor, Benemérita Universidad Autónoma de Puebla, Mexico

Brian Holmes, art and cultural critic, Chicago

Andrej Hunko, MP for the German Bundestag

Fiona Jeffries, Simon Fraser University, Vancouver, Canada

Lewanne Jones, Autonomedia, New York. USA

 Nancy Kelley, HIRC of Harvard Law School, Cambridge, Massachussetts

Sabu Khoso, New York. USA

Peter Linebaugh, Toledo, USA

Federico Luisetti, University of North Carolina at Chapel Hill,

North Carolina

Mari Lukkari, journalist, Finland

Caitlin Manning, California State University, Monterey Bay.

Barry Hamilton Maxwell, Cornell University, Ithaca, N.Y., USA

Massimo Modonesi, Coordinador del Centro de Estudios Sociológicos, Facultad de Ciencias Políticas y Sociales

Universidad Nacional Autónoma de México

Donald Monty Neill, Boston, USA

John Malamatinas, Cologne-Germany

        Pablo Mendez, University of British Colombia, Vancouver

Cristina Rousseau, Doctoral Candidate, York University, Toronto.

Stevphen Shukaitis, University of Essex, UK

Marina Sitrin, CUNY Graduate Center, N.Y. USA

Konstantine Stavrakos, environmental lawyer, Toronto.

Alberto Toscano, London, UK

Kevin Van Meter, Team Colors Collective & University of Minnesota (Graduate Student), Minneapolis, MN

Chris Vance, Vancouver, Canada

Dr Peter Waterman Institute of Social Studies, The Hague (retired)
John Willshire-Carrera, HIRC of Harvard Law SchoolCambridge, Massachussetts
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Appello per un Blocco Pink al Budapest Pride 2013

Car* Compagn*,

vi scriviamo per chiedere supporto al Budapest Pride di questa estate che si terrà sabato 6 Luglio. Il Radical Queer Affinity Collective (RQAC) e RoR Budapest vi invitano a collaborare per la creazione di un Blocco Pink.

A cosa miriamo: un Blocco Pink ben organizzato, costruito da gruppi autonomi di compagn* che siano preparate a riprendersi le strade con una comune posizione sul perchè essere presenti.

Marciamo contro il capitalismo!

I fronti politici corporazionisti sono il risultato degli sforzi lobbistici dei e per i ricchi, coloro che sostanzialmente beneficiano delle gerarchie sociali ed economiche. Nel caso del fronte politico queer, gruppi lobbistici d’influenza includono la Human Rights Campaign (HRC) e altre organizzazioni similmente riformiste e liberali che non si oppongono alle strutture sociali autoritarie. Questa è la ragione per cui queers meno privilegiat* – come le persone Trans*, queers senza permesso di soggiorno, rifugiat* e persone di colore – sono tutte troppo spesso abbandonate tra precarietà e violenza dalle stesse strategie politiche di queste potenti organizzazioni. Questi gruppi preminenti sono legalmente classificati come corporazioni no-profit e sono organizzati su grande scala, spesso a livello nazionale o internazionale. Collaborano con partiti politici e altri gruppi non democratici che sostengono di rappresentare la nostra lotta. Sono veloci a compromettersi e si appellano sempre allo stato invece di ammettere che nessuno può rappresentarci se non noi stess*. Noi diciamo NO! Allo sfruttamento corporazionistico capitalista delle politiche LGBTQIAA!

Noi siamo anti-fascist* senza se e senza ma!

L’Ungheria detiene alcuni tra i più forti gruppi di estrema destra europea. Non siedono solo in parlamento, ma si muovono ovunque nelle strade. Diffondono violenza, dalle molestie e aggressioni quotidiane alle mobilitazioni di massa contro il Pride. Da qualche anno a questa parte la manifestazione è stata ripetutamente attaccata dai neo-nazisti, così che la polizia si è trovata in dovere di “securizzare” il percorso del Pride con diverse file di barriere, bloccando l’intero centro per tutto il giorno. Questa situazione si aggiunge alla generale antipatia che la popolazione esprime per questo evento. Invece di vedere la violenza neo-nazista quale causa del blocco della città, la gente incolpa il Pride. Noi protestiamo contro la securizzazione massiva della manifestazione, che ci ostacola più che aiutarci.

Marciamo contro l’estrema destra tutti i giorni, non solo una volta l’anno, apertamente nelle strade e non dietro alle barriere della polizia. I neonazisti non sono una minaccia solo per noi, la loro violenza colpisce tutte le comunità sociali che non si conformano alle loro “norme”. Marciamo in solidarietà con quelle comunità e rivendichiamo un fronte comune contro il fascismo in Ungheria e in altre parti. Il nostro antifascismo non emerge dalla paura liberale del conflitto e delle posizioni “estremiste”: viene dal nostro cuore, dalla nostra solidarietà con chi combatte contro i neonazisti tutti i giorni, ed in particolare dalla nostra convinzione per cui lo stesso sistema che propaganda eteronormatività, sessismo, patriarcato, violenza domestica e sfruttamento, sia lo stesso sistema che incoraggia e beneficia dalla crescita dell’estrema destra. Il Blocco Pink marcia fermamente contro l’estrema destra!

Unit* contro razzismo e omonazionalismo!

Contro la crescita dell’estremismo neo-nazista, così come il razzismo di stato complice dei gruppi di estrema destra che minacciano e attaccano la comunità Rom in Ungheria, ci uniamo contro il razzismo. Siamo anti-nazionalist*, rifiutiamo qualsiasi simbolo nazionale (o di qualsiasi nazionalità) nel panorama del Pride, perchè crediamo che l’omonazionalismo si connetta in modo cruciale con le tattiche razziste dello stato.

Ci opponiamo alla strategia mainstream del movimento LG(BT) che invoca accettazione nella società come buoni cittadini, buoni consumatori, buoni contribuenti al costo dell’esclusione di queers senza permesso, queers disabili, queers della classe lavoratrice, queers senza tetto, queers poveri, queers asessuali, e quelli che non si conformano alle norme in altri modi. In un contesto più ampio e con una prospettiva a lungo termine, rifiutiamo lo stile pinkwashing della politica per cui il Pride diventa la marca di “civilizzazione” per molti paesi dell’Est o del Centro Europa, diventando la prassi di un giorno senza alcuna attenzione ai problemi strutturali e quotidiani dellà comunità LGBTQIAA. Vogliamo alzare le voci e nominare il razzismo e le altre forme di discriminazione all’interno del movimento LGBT in Ungheria.

Marciamo in solidarietà con…

persone trans*, queer, bisessuali e asessuali; lesbiche, donne, immigrat*, Rom, lavoratrici/ori in nero, coloro che vivono la povertà e/o senza tetto, attivist*, persone con disabilità e compagn* che vivono oppressione e violenze, come in Turchia, Georgia, Ucraina, Russia, Palestina, ed in particolare coloro che vengono costantemente messi a tacere dentro il movimento LGBT.

Prima ancora che RoR Budapest nascesse, RoR Vienna partecipò in grandi numeri per darci supporto. La presenza Antifa fu ulteriormente promossa dall’arrivo di bus pieni di compagn* dai paesi vicini. Promuovemmo allora, due anni fa, per la prima volta il Blocco Pink a seguito di un incidente essenzialmente fucked up che mise in luce quanto la comunità organizzatrice del pride fosse gay-centrica e quanto le discriminazioni razziste, transfobiche e classiste non fossero sufficientemente prese in considerazione.

Da allora sono cambiate molte cose nell’organizzazione del Pride. Data la situazione politica attuale ungherese ed il bisogno di affrontare diversi problemi ed esclusioni ancora presenti nella comunità LGBTQIAA, vi chiediamo ancora quest anno di partecipare per aiutarci a rilanciare la lotta contro il capitalismo, il fascismo, l’omonazionalismo e il razzismo.

Per il Pride di Budapest 2013 vi invitiamo ad un incontro importante Venerdì 5 Luglio alle 18.00 (scrivete a fork@riseup.net per ulteriori dettagli) per preparare striscioni, e ancor più importante, per condividere idee su come essere strategicamente visibili all’interno del Pride per esprimere le nostre idee sulle questioni politiche dirimenti che affliggono la vita quotidiana di molte persone.

In solidarietà

RoR Budapest e RQAC

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CI TOLGONO IL TEMPO RIPRENDIAMOCI GLI SPAZI

con-correre in associazione artistica 🙂

Vi ricordate di Lola? Lei non dimentica nonostante l’affanno!

Prima dell’estate e dell’oblio da afa, Lola corre a XM24, spazio a rischio sgombero (ruspaz are coming)…e con lei corre il tempo.

Lola ha bisogno di mani/corpi/gambe/teste che insieme a lei costruiscano solidarietà agli spazi liberati e resistenti.

Illustrazioni, scarabocchi, foto, video, installazioni, performance, sculture, stencil, adesivi, arti visive, musica che richiamino il tema del racconto “Se Lola corre (più veloce degli sgomberi)”.

Mandaci lavori vecchi, nuovi, in costruzione, a metà, pure rotti…(Lola è per il riciclo).

I lavori saranno esposti @Xm24 (tra 20-30 giugno, data in costruzione…).

Contro la rotonda, per la quadratura del cerchio!

Punti fisici e sfisici di raccoglimento materiali e idee:

Infoshock XM24 ogni mercoledì (banchetto MeryXM) e ogni giovedì al mercatino biologico (dalle 18 in poi).

info: figliefemmine@inventati.org

deadline invio materiale: sabato 15 giugno 2013

figliefemmine calling

 

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